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Architettura narrativa: come si fa?

Hai mai sentito parlare di Architettura narrativa ?

In genere, questi due termini spaventano gli aspiranti scrittori. Non è raro, infatti, che questo metodo venga scambiato per una vera e propria gabbia della creatività.

“Io mi siedo e scrivo, poi rileggo e correggo.”

Questo è quello che rispondono soprattutto gli esordienti.

Non metto in dubbio che per qualcuno, specialmente se si tratta di romanzi autoconclusivi e dalla trama non troppo intricata, questo possa essere un procedimento fattibile, ma credo che sia un po’ troppo semplicistico.

Scrivere non è mettere una parola dietro l’altra; narrare una storia è un processo complesso, composto di diverse azioni differenti fra loro.

Pur vendendo un discreto numero di copie, non è detto che il romanzo sia un buon romanzo.

Architettura narrativa : il buon romanzo

Ma cosa deve avere un romanzo per essere un buon romanzo? Cosa contraddistingue una storia carina dal romanzo di una penna consapevole?

Innanzitutto, aspetto da non sottovalutare, quando stiamo leggendo un buon romanzo abbiamo la sensazione che l’autore (o l’autrice) sappia esattamente cosa stia facendo e dove ci stia portando.

La consapevolezza di chi scrive è palpabile, sapiente. Le parole tracciano una strada precisa, ben definita, in un mondo narrativo solido, con personaggi tridimensionali, quasi tangibili.

In secondo luogo, altro aspetto fondamentale, un buon romanzo è coerente.

Il comportamento dei personaggi, per quanto assurdo, deve avere una sua coerenza, una sua logicità; a ogni azione corrisponde una reazione, ogni fatto ha un senso.

Terzo elemento di un buon romanzo è la capacità di dire solo ciò che è necessario dire.

Se abbiamo bisogno di descrivere una scena del crimine, non ci metteremo ad elencare ogni singolo oggetto nella stanza, ma daremo risalto solo a ciò che è necessario alle indagini, agli elementi che stonano, a quelli che potrebbero volutamente sviare il lettore (se scrivi gialli, thriller o noir, ricordati sempre di creare una falsa pista, ti sarà molto utile).

Quarto elemento, infine, è quello di inserire un elemento, una scena, o di introdurre un personaggio nel momento giusto.

Mi capita spesso di leggere manoscritti in cui il protagonista viene salvato nel penultimo capitolo da un personaggio-sorpresa che non si sa chi sia né da dove venga. Uno dei trucchetti più diffusi, ma anche più irritanti.

Questo errore è proprio degli esordienti che puntano sul colpo di scena dell’ultimo momento per salvare capre e cavoli.

La dimostrazione più palese che chi scrive non ha la minima idea di dove andare a parare.

Architettura narrativa: che cos’è

Come risolvere tutti questi inconvenienti e rispettare i quattro punti che ti ho elencato sopra?

Ebbene sì, costruire una buona architettura narrativa è la soluzione per questi e altri aspetti della tua storia.

Al contrario di quanto si pensi, la progettazione del romanzo non è una gabbia per la creatività, ma solo un metodo molto flessibile che ti permetterà di incanalarla nel modo giusto.

Non si tratta di uno schema preciso e dettagliato imposto, ma di un metodo che puoi “costruire” e gestire come vuoi. Tutto sta a capire quale sia il metodo migliore per te.

L’architettura narrativa è uno strumento che permette di tenere sotto controllo elementi che altrimenti potrebbero sfuggire al controllo dello scrittore.

Di recente, in un manoscritto di genere thriller, l’amico del protagonista si era rotto una gamba e, non si sa come, dopo due giorni si ritrovava a rincorrere un ladro per strada. Si potrebbe gridare al miracolo, ma la risposta più ovvia è l’incoerenza.

Come fa un tizio con la gamba fratturata a correre? Tutt’al più si trascina in modo goffo.

Altro esempio.

Carlo e Cecilia sono amici dai tempi della scuola. Si sono conosciuti a dieci anni. Carlo, oltre che protagonista, è anche voce narrante. Il manoscritto è un lunghissimo diario sull’amicizia fra i due, che si trasforma poi in amore. Carlo, quindi, dopo aver raccontato il suo incontro fra i banchi di scuola con Cecilia, parla della famiglia di lei e di quanto fosse deliziosa in ospedale appena nata.

Ma come fa Carlo a sapere questo particolare?

Ti dirò anche di più: Carlo racconta di aver tenuto la neonata tra le braccia in ospedale.

Ma com’è possibile? Hanno la stessa età ma Carlo era già adulto quando Cecilia era nata. Qualcosa non torna.

Ecco, la costruzione di una buona architettura narrativa ​ti permette di evitare scivoloni simili a questo. E non pensare che siano casi estremi, queste sviste capitano molto più spesso di quanto pensi!

Architettura narrativa: le fasi

Storia e trama, personaggi, tempo, voce narrante e punto di vista, ambientazione e costruzione del mondo narrativo fanno parte del primo step, quello dei contenuti; struttura e ritmo narrativi sono il secondo; la scelta del linguaggio, dei tempi verbali, della sintassi chiudono la fase preliminare alla stesura.

Dopo aver definito tutti questi elementi, trovare il tuo stile e narrare la storia sarà quasi automatico e naturale.

Architettura narrativa: a cosa serve

Tempo fa, un’autrice mi disse che progettare la trama era inutile e perfino stupido, ma pochi giorni dopo mi confessò di essere costantemente vittima del blocco della scrittrice.

Ecco un primo motivo per cui dovresti adottare il metodo architettura narrativa: non vivere più il panico da pagina bianca.

La domanda che questa autrice si poneva più spesso era: “e adesso come vado avanti?”. In genere, questo accadeva nella seconda metà del manoscritto, nei momenti cruciali, e lanciava idee a caso per stravolgere la trama e introdurre colpi di scena assurdi.

Questa voglia di stupire il lettore è propria degli esordienti e lascia il tempo che trova, perché anche il colpo di scena va preparato.

L’architettura narrativa, poi, aiuta anche ad evitare il rischio di infodump, l’errore più comune fra gli aspiranti scrittori e gli esordienti.

Non si tratta di veri e propri spoiler, ma di spiegazioni inutili che travolgono e annoiano il lettore.

Dare la giusta quantità di informazioni nel momento giusto aiuta a creare la tensione adatta alla narrazione.

Ho letto prologhi di manoscritti fantasy che praticamente spoileravano il finale per paura di non aver presentato sufficientemente il mondo narrativo. Un errore che, oltre ad azzerare la curiosità del lettore, annienta completamente la tensione narrativa.

Non ti basta? Vuoi un altro motivo per scegliere il percorso di architettura narrativa? Eccolo qua: tenere sotto controllo tutti gli elementi della tua storia e non andare mai “fuori tema”.

Dopo aver scelto la tematica (elemento fondamentale per scrivere la tua storia!), la gerarchia dei personaggi (comprese relazioni e interazioni) e la trama, devi tracciare un confine che ti permetta di tenere tutti questi elementi legati fra loro e in un insieme a stretto raggio. In poche parole, sto citando l’idea di controllo di Robert McKee.

Se una scena non è necessaria allo sviluppo della trama o alla conoscenza della psicologia del personaggio, stai andando fuori tema.

Ti faccio un esempio.

Una donna viene uccisa dalla vicina dopo una lite condominiale. Per arrivare ai motivi che hanno portato le due donne allo scontro è necessario parlare dei due personaggi, delle vicende che nel tempo hanno inasprito i loro rapporti, dei loro caratteri, delle loro vite private che potrebbero aver inciso sul loro temperamento. Decidere di inserire un capitolo sul portiere dello stabile che fa la spesa al mercato da solo, senza aggiungere un elemento importante per la trama o la definizione dei personaggi, è completamente inutile e fuorviante. Il lettore si chiederebbe infatti: “e adesso questo cosa c’entra?”.

C’è sempre un motivo per inserire un personaggio, una scena, anche un singolo oggetto (ricordati la pistola di Checov) e l’architettura narrativa ​ ti permette di controllare sempre che quegli elementi siano indispensabili per la dimostrazione della tua premessa, per la tematica di cui vuoi parlare attraverso la tua storia, per lo sviluppo della tua trama.

Architettura narrativa : come si fa

Ma, alla fine dei conti, come si costruisce e progetta un romanzo? Quali sono i passi da compiere?

Naturalmente, dovrai partire dai pilastri, i contenuti su cui si basa tutta la narrazione e da cui nasce la storia, ma non c’è un percorso tracciato.

Potresti partire dalla creazione di un personaggio e costruire la trama in base alle sue caratteristiche, ai suoi desideri, i suoi bisogni (nel mio profilo Instagram trovi anche un post sull’importanza del desire e del need); oppure potresti cominciare da una sorta di pitch, una o due frasi che racchiudano la tua storia, e poi ampliare gradualmente questo breve elaborato in più step (cinque righe, venti righe, due cartelle).

In entrambi i casi farai decine e decine di correzioni e capirai che mettere nero su bianco le tue idee te ne farà venire delle altre. Infine, comprenderai il vero significato di coerenza narrativa.

Architettura narrativa – Conclusioni

Bene, siamo arrivati anche oggi al termine di questo articolo. Spero di aver risposto a tutte le tue domande sulla costruzione di una buona architettura narrativa e sulla sua importanza per la tua attività di scrittore o scrittrice.

Se, però, hai difficoltà a costruire un metodo tutto tuo, ti ricordo che io, come writer coach, posso esserti di grande aiuto, anche con un’unica consulenza one-to-one in videocall.

Forse hai solo bisogno di capire qual è il metodo giusto per te, o magari hai difficoltà a progettare un singolo elemento, oppure non sai come districare una matassa che hai creato in fase di progettazione e che ti sta mandando in confusione in fase di stesura.

Tutto questo fa parte del mio compito, aiutarti a trovare la strada giusta da percorrere per realizzare il tuo sogno e diventare scrittore o scrittrice.

Ci vediamo la prossima settimana con un nuovo articolo e, nel frattempo, buona scrittura!

Carol Editor e Coach

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