Ho deciso di iniziare la carrellata di recensioni in questo blog con un percorso che ho proposto nel mio profilo Instagram di lettrice (ormai chiuso da mesi), quello che riguarda l’analisi delle donne nel Trono di Spade.
Portando avanti un mio personale studio sugli archetipi femminili e sulle personagge nella narrativa (comprendendo anche quelle della serialità televisiva), quando mi sono imbattuta nel Trono di Spade, sia come romanzo che come prodotto televisivo, la situazione mi è stata piuttosto chiara.
Le donne nel Trono di Spade, infatti, non sono solo costruite in modo eccezionale, ma sono anche dei veri e propri emblemi del femminile.
Ma andiamo per ordine e approfondiamo il discorso per ognuna di loro.
Le donne nel Trono di Spade
Le donne nel Trono di Spade – Perché ci piace tanto Arya Stark?
Per evitare di affrontare un discorso che potrebbe rimanere appeso fino all’eternità (ti ricordo che Martin non ha ancora terminato la sua saga), farò riferimento alle personagge della serie tv, ugualmente utili a costruire personagge a tuttotondo in narrativa.
Nel titolo di questo paragrafo ho inserito questa domanda: Perché ci piace tanto Arya Stark?
In un sondaggio che ho proposto due anni fa nel mio profilo personale di lettrice, questa personaggia è arrivata prima, seguita da Sansa, sua sorella, e da Danaerys Targarien.
Eh sì, alla fine il personaggio femminile del Trono di Spade che più ci piace è proprio lei, Arya Stark, ma perché?
“Ragazzina”, Arry, “donnola”, “una ragazza”, “nessuno”.
Un personaggio che, in fondo, nel corso della storia, è cresciuto ma non è molto cambiato. Il suo arco narrativo è, in fondo, il più coerente.
Fin dalla prima puntata, infatti, conosciamo un’Arya irriverente (si burla del fratello dimostrandosi molto più abile di lui con l’arco), una femminista, se vogliamo, e così rimane fino all’ultimo.
Arya è lo spirito di libertà e coraggio.
Le donne nel Trono di Spade
Dice quello che pensa, protesta, si ribella al suo ruolo di “damina”. Non sa cucire e non imparerà mai, ma ama combattere, impugnare la spada (anzi, un fioretto, Ago), infilzare con la lancia, tirare con l’arco.
Non cambia, ma cresce.
Diventa più astuta, forte, veloce, determinata.
Arya sembra forse l’unica che fin dall’inizio è consapevole di se stessa, della strada che vuole intraprendere e, nonostante tutto, riuscirà a farlo.
Arya impara a non fidarsi, conosce il dolore profondo, la vendetta, la violenza, la solitudine.
Fa scomparire un intero casato, quello dei Frey, decide di perdere la verginità con Gendry e sceglie poi di proseguire la sua strada da sola. Non diventa la Signora di Capo Tempesta, infatti, ma un’esploratrice del mondo ancora sconosciuto.
Le donne nel Trono di Spade
Perché, quindi, ci piace tanto Arya Stark?
Perché sceglie, perché non rinuncia a niente e non demonizza nessun sentimento, nessuna emozione apparentemente negativa, vive appieno ciò che sente.
Arya è l’eroina che tutte vorremmo essere: abile, coraggiosa, forte delle sue fragilità e, soprattutto, libera.
Le donne nel Trono di Spade – Sansa Stark
Il secondo personaggio femminile più amato della serie del Trono di Spade (almeno dal sondaggio di due anni fa) è Sansa Stark, una donna molto diversa da sua sorella Arya.
Sansa è ogni donna.
Ci immedesimiamo in lei, perché crede nei valori che le hanno insegnato, senza porsi domande. Per lei è tutto semplice: una donna deve solo prepararsi a essere una brava sposa, non deve intromettersi negli affari di stato, né nelle decisioni sulla propria vita, un compito degli uomini.
Le donne nel Trono di Spade
Sansa ci piace perché il suo personaggio ha un arco di trasformazione pazzesco. Col tempo, colpo dopo colpo, la giovane Stark cresce e diventa sempre più consapevole.
“Sono lenta, ma imparo”.
In questa frase è racchiusa tutta l’ascesa di Sansa, una giovane donna che prende coscienza di sé e riesce a ingannare Dito Corto.
Sansa, da damina ubbidiente, frivola e spaventata, si trasforma poi nella Lady di Grande Inverno, la regina del Nord.
Un’evoluzione che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Il suo sguardo non cede più.
Le donne nel Trono di Spade
Sansa, però, è anche vendetta, l’urlo del dolore più profondo.
Appare algida, ferrea, quasi divertita di questa sua nuova posizione di potere. E forse lo è, come lo siamo tutte noi, quando finalmente usciamo dalle dinamiche del patriarcato.
Ma Sansa resta comunque un gradino sotto ad Arya, perché porta con sé un dolore intenso che le toglie il sorriso. Diventa superba e cupa, e resta piena di rabbia.
Credo che Sansa rappresenti ciò che siamo, quel che molte di noi vivono ancora, seppur in dimensioni e forme diverse. E credo anche che tutte, dopo aver vissuto in quella gabbia dorata, vorremmo poi avere il potere di decidere delle vite degli altri come gli altri hanno fatto con le nostre.
Di Sansa ci piace la sua umanità, ci piacciono le emozioni credibili. Amiamo la sua fragilità che diventa rabbia e poi forza.
Un altro personaggio davvero riuscito.
Le donne nel Trono di Spade
Le donne nel Trono di Spade – Daenerys Targaryen, Una Khaleesi decaduta
“Nata dalla tempesta”, la prima del suo nome, regina degli Andali, ecc.
Daeny o si ama o si odia, perché?
In realtà, molto dipende dall’arco di trasformazione del personaggio nella serie HBO.
Una ragazzina dimessa diventa una Khaleesi, una regina, poi scopre perfino di essere la Madre dei draghi. Da qui inizierà una complessa ascesa al potere, prima come distruttrice di catene, poi come regina del Trono di Spade.
Le donne nel Trono di Spade
Daenerys ha nel sangue la follia del padre, ma la tiene a bada per gran parte del suo percorso. Quando però Jon Snow si rivela essere in realtà Aegon Targaryen e legittimo erede al trono, Daenerys perde il senno e, pur di riprendersi la Fortezza Rossa e la “sedia di ferro”, stermina a suon di DRACARYS il suo stesso popolo.
Questa trasformazione non è piaciuta molto agli spettatori, perché troppo repentina e in contrasto con il percorso precedente. Nei romanzi, invece, il cambiamento di Daenerys è più graduale, ma non sappiamo come andrà a finire, perché George R.R. Martin ancora non si è pronunciato sul finale (e speriamo che si sbrighi).
Le donne nel Trono di Spade
Cosa ci piace di Daenerys Targaryen?
Il coraggio di essere regina, di sfidare il vecchio mondo schiavista e lo stesso mondo dothraki quando khal Moro decide di riportarla a Vaes Dothrak, per servire il Tempio del Dosh Khaleen.
Perché non ci piace Daenerys Targaryen?
Perché il personaggio non è solo regale ed elegante, ma spesso capriccioso e prepotente. Questo comportamento non cambierà, ma, anzi, peggiorerà nel tempo, dimostrando che, oltre al sangue del Re Folle, in lei scorre lo stesso sangue dei comuni mortali che si fanno fuorviare dalla brama di potere, proprio il contrario di quanto aveva sempre “predicato”.
Salverei Daenerys? Sì, decisamente, perché più che il regno, più che il trono, vuole tornare a casa, dove spera di poter colmare l’enorme vuoto della sua anima, l’abisso della sua solitudine.
Le donne nel Trono di Spade – Cersei Lannister vs Missandei di Naath
Potere e Maternità
Cersei Lannister è una donna potente (o meglio, fa parte del potere), è madre e, per difendere o vendicare i suoi figli, diventa spietata.
Missandei, invece, è al servizio del potere, non lo vuole e non lo cerca, non è madre e ha un cuore talmente gentile da risultare a volte quasi irritante.
Nonostante queste differenze, c’è una cosa che lega le due personagge: entrambe hanno vissuto la condizione di spersonalizzazione e disumanizzazione.
Le donne nel Trono di Spade
Cersei viene usata come merce di scambio per il potere di altri, tutti maschi, Missandei è stata schiava fino all’arrivo della Regina dei Draghi.
Entrambe donne, entrambe pezzi di carne.
Tuttavia, quella che non uscirà mai davvero dalla propria schiavitù è Cersei, perché, alla fine dei conti, pur avendo raggiunto il Trono di Spade ed essendo finalmente libera dalla prepotenza paterna, deve comunque adeguarsi alle dinamiche maschili (quindi patriarcali) e ha bisogno delle sue “armi femminili” per piegare il volere degli uomini che la circondano.
Al contrario, Missandei non pensa alla maternità (si innamora di un Immacolato, Torgo Nudho) e non cerca affatto il potere, ma sceglie di servirlo con dedizione.
Gli ultimi momenti di Missandei sono i più toccanti, perché, seppur prigioniera, sceglie di morire confermando la sua fedeltà alla Regina dei Draghi con un semplice DRACARYS.
Le donne nel Trono di Spade – Brienne di Tarth
Una personaggia poco valorizzata, almeno secondo me, ma una delle più emblematiche del Trono di Spade.
Brienne di Tarth è “la cavaliera” che vorremmo essere.
Il personaggio compare per la prima volta impugnando la spada ed entra subito nella guardia Arcobaleno di Renly Baratheon, l’unico uomo che la tratta come un essere umano e non come un mostro.
Quante di noi si sono sentite trattate come mostri almeno una volta nella vita?
È molto alta e sgraziata, le ripetono continuamente che è brutta, non le viene chiesto di sorridere, né di indossare una gonna, ma tutti lodano le sue abilità nel duello.
La fortuna di Brienne è, per l’appunto, essere brutta. Perché le permette di essere libera e realizzare il suo unico desiderio: diventare cavaliere.
Questo personaggio (insieme a quello di Aria Stark, con cui la stessa Brienne scambierà stima e coraggio) è la dimostrazione che i desideri delle donne sono frutto dell’educazione e non della natura.
Cersei Lannister, da bella, è in gabbia, Brienne di Tarth, chiamata “la bella” solo per scherno, è forse uno dei personaggi più liberi di tutta la saga.
E la libertà la porta verso la fedeltà e la difesa dei più deboli, verso la giustizia. Forse, la sua unica gabbia è l’intransigenza, la severità con cui giudica se stessa e chi commette errori.
Le donne nel Trono di Spade
Le donne nel Trono di Spade – Conclusioni
Insomma, che ci piacciano o no, le personagge del Trono di Spade sono così vivide da ricordarci chi siamo, cosa sentiamo. Questo, purtroppo, non succede con tutti i personaggi maschili della saga/serie. A mio parere, per esempio, Jon Snow è un personaggio piuttosto banale, e questo è preoccupante, considerando che è uno dei principali portatori di punto di vista. Al contrario, il suo amico Samwell Tarly è uno dei personaggi con l’arco di trasformazione più coinvolgente.
Sia che si tratti della saga (ora arrivata a 12 romanzi), sia che si parli della serie tv (anche se le ultime stagioni hanno deluso molto il pubblico), la storia narrata da George R.R. Martin è straordinaria per creare protagonisti e protagoniste complessi e di spessore, anche se non stiamo scrivendo un fantasy.
Come sempre, ti saluto con un forte abbraccio, nella speranza di esserti stata utile anche oggi nel tuo percorso per diventare scrittore o scrittrice.
Carol Editor & Coach
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